Inaugurazione dell'Anno Accademico 2018-2019: una Scuola che guarda al futuro

La Scuola ha compito 13 anni e guarda al futuro, puntando alla crescita della didattica, allo sviluppo della ricerca, anche grazie al reclutamento di nuovi giovani ricercatori, agli investimenti, all’aumento della durata del dottorato da tre a quattro anni. Puntando soprattutto sui giovani allievi, che arrivano a Lucca da ogni parte del mondo, senza nessun altro criterio di selezione che non sia il merito e che nella Scuola trovano anche una palestra di vita.

Su di loro, gli studenti, che al momento sono circa 140, si è concentrato il cuore del discorso con cui il direttore della Scuola Pietro Pietrini, ha aperto la cerimonia inaugurale dell’Anno Accademico 2018-2019, che si è svolta ieri (martedì 2 aprile) nella chiesa di San Francesco, a Lucca, alla presenza delle autorità locali e regionali, i docenti, i ricercatori, gli alunni e il personale amministrativo, nonché autorevoli esponenti del mondo accademico nazionale e molti cittadini. La lectio magistralis quest’anno è stata affidata a Lucrezia Reichlin, professore ordinario di Economia alla London Business School e uno dei massimi esperti internazionali in materia, che ha parlato di “Europa tra presente e futuro”.

Come ha sottolineato il professor Pietrini rivolto agli allievi, “a prescindere da ciò che voi, cari studenti, deciderete di fare una volta usciti dalla Scuola, che sia perseguire una carriera accademica o di ricerca, o invece una carriera professionale, qualunque cosa farete, la farete in maniera diversa, con una visione più ampia, con un approccio che voi stessi saprete trasferire ai colleghi più giovani”.

E rivolto ai docenti: “È privilegio unico e responsabilità senza pari, quella che noi docenti abbiamo nei confronti dei nostri allievi, giovani brillanti e motivati: fornire loro gli strumenti affinché imparino a porsi con mente aperta tra il rispetto della tradizione e il dubbio dell'incertezza, senza mai fermarsi a ciò che appare più ovvio. Dobbiamo stimolare la loro curiosità, far sì che la loro voglia di sapere non raggiunga mai pieno appagamento, nella consapevolezza che per uno studioso la ricerca non è un'attività istituzionale, non è neppure una scelta di professione, è piuttosto indomabile passione, insaziabile curiosità di conoscere”.

La missione della Scuola, del resto, è questa: formare giovani menti che possano portare la loro esperienza nel mondo del lavoro o della ricerca, senza confini, che neanche la Scuola ha, “perché non conosce confini geografici né ideologici - ha sottolineato il professor Pietrini - ma solo quello che separa la conoscenza da ciò che ancora non conosciamo. È questo, l'unico confine al quale uno studioso rivolge i suoi sforzi, per spingere questa linea immaginaria sempre più in là”.

Infine un appello all’apertura e all’accoglienza: “Il sentimento diffuso di paura dell'altro, di chi è diverso, rischia di insinuarsi nel comune modo di pensare e si annida in dicotomie come comunitario ed extra-comunitario, residente e migrante, casa nostra e casa loro, come se ciascuno di noi non fosse extra-comunitario, migrante, e lontano da casa a seconda delle persone e dei luoghi con cui si rapporta e in cui si trova”.

Tuesday 2 April 2019 - 11:04